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sabato 20 aprile 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 20 aprile.
Il 20 aprile 1303 Bonifacio VIII istituisce lo "Studium Urbis", ossia l'odierna università La Sapienza.
Il passato della Sapienza comincia allora. Benedetto Caetani convince il suo predecessore Celestino V ad abdicare e diventa papa con il nome di Bonifacio VIII. Sostenitore della supremazia universale del papato, Bonifacio si scontra con Filippo IV di Francia e dopo aver redatto la bolla Unam Sanctam, dove ribadisce la supremazia del pontefice su tutte le podestà della terra, lo scomunica nel 1303. Nello stesso anno Bonifacio con la bolla In suprema praeminentia dignitatis fonda lo Studium Urbis, l’Università di Roma. L’Università viene collocata fuori dalle mura vaticane, ubicazione che, se non risolve i vincoli esistenti tra l’università e il clero, segna tuttavia l’inizio di un nuovo rapporto tra la città di Roma e gli studiosi che in essa giungevano da tutte le parti del mondo.
Lo Studium Urbis acquista man mano importanza e prestigio e dal 1363 riceve dalla città di Roma un contributo stabile. La sede di Trastevere non è più sufficiente; così nel 1431 papa Eugenio IV, per dare all’Università una struttura più articolata, affianca al Rettore quattro amministratori e provvede all’acquisto di alcuni edifici nel rione Sant’Eustachio, tra piazza Navona e il Pantheon. In quell’area sorgerà duecento anni dopo lo storico palazzo della Sapienza, oggi sede dell'Archivio di Stato.
Nei primi anni del Cinquecento fu il figlio di Lorenzo De’ Medici, papa Leone X a dare un forte impulso all’Università romana, chiamando a Roma da tutta Europa studiosi famosi che le conferirono prestigio. È a Roma che per la prima volta in Europa vengono introdotte materie come i simplicia medicamenta, base della spagirica, un sistema di cure che a partire dall’energia presente nell’uomo cerca di ristabilirne l’equilibrio turbato dalla malattia. È in quegli anni che lavora nello Studium Urbis Bartolomeo Eustachio, uno dei fondatori della scienza anatomica moderna. Fu sempre papa Leone X a dare impulso agli insegnamenti storici, umanistici, archeologici e scientifici. Nel 1592 papa Clemente VIII chiama a Roma Andrea Cesalpino che l'anno dopo fornisce la prova della circolazione sanguigna e dimostra che esiste una corrente centripeta opposta rispetto a quella che, tramite l'aorta e i suoi rami, porta il sangue dal cuore alla periferia.
Nel 1660 lo Studium Urbis si trasferisce nella nuova sede, il palazzo in Corso Rinascimento che prende il nome di Sapienza dall’iscrizione posta sopra il portone principale: Initium Sapientiae timor Domini. Presso quella sede prestigiosa, che oggi ospita l’Archivio di Stato, nel 1670 viene fondata da Alessandro VII Chigi la biblioteca Alessandrina. Messi papali sono inviati nei paesi del vicino Oriente per procurare testi, volumi, alfabeti e grammatiche. A metà del Settecento un nuovo impulso viene dato all’Università da Benedetto XIV che regolamenta i percorsi di studio e i concorsi a cattedra, introduce nuovi insegnamenti come fisica sperimentale, chimica e matematiche sublimi, porta da tre a cinque i corsi di laurea: materie sacre, giurisprudenza, medicina e chirurgia, arti e filosofia e lingue. Benedetto ritiene ragionevole anche stanziare adeguate risorse per attrezzature e gabinetti scientifici mostrando l’utilità di accompagnare le riforme con le risorse necessarie per portarle avanti.
Quando lo spirito della Rivoluzione francese raggiunge Roma e, nel 1798, viene proclamata la prima Repubblica romana, si cerca di dare una nuova impostazione all’Università fondando l’Istituto nazionale per le scienze e per le arti e di rendere culturalmente più autonomi gli insegnamenti. Ma la speranza legata a Napoleone dura poco e lo spirito laico degli studenti deve aspettare la repubblica romana della primavera dei popoli. Nel 1849 un battaglione di studenti universitari si copre di gloria combattendo a difesa della Roma repubblicana di Mazzini, Saffi e Armellini, contro Napoleone III e le truppe francesi. Quando nel 1870 i bersaglieri completano l’unità d’Italia, sollevando i pontefici dall’ingrato e pur così difeso compito di esercitare il potere temporale, inizia un periodo di riforme significative per l’università romana. L’Italia in quegli anni è immersa nello spirito europeo e il ministro dell’Istruzione del nuovo Stato è Terenzio Mamiani, filosofo e intellettuale di altissimo livello. Con la sua azione e quella dei suoi successori la Sapienza ha modo di aprirsi in senso laico alle nuove correnti del pensiero moderno europeo.
Lo spirito patriottico che caratterizza la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento contiene in sé elementi diversi, tra i quali anche i germi del nazionalismo. Così, a ridosso della prima guerra mondiale, lo scontro tra interventisti e internazionalisti si ripropone nell’Università con manifestazioni anti tedesche, costringendo il rettore Alberto Tonelli, lui stesso convinto interventista, a sospendere le lezioni e a chiudere l’Ateneo. La guerra lascia un segno profondo nella vita dell’Università tanto che, terminato il conflitto, viene conferita la laurea per onore a tutti gli studenti caduti.
Gli anni del dopoguerra e lo scontro sociale che ne segue avviano il nostro paese verso la dittatura fascista. Il regime, che considera l’università e la scuola luoghi privilegiati per la propaganda, impone nel 1931 a tutti i docenti l’obbligo di un giuramento di fedeltà al duce pena la sospensione dall’insegnamento per chi avesse rifiutato. Su 1200 professori italiani solo dodici hanno il coraggio di opporsi rifiutando il giuramento. Fra questi quattro professori della Sapienza: Ernesto Buonaiuti, professore di storia del cristianesimo, Giorgio Levi della Vida, professore di studi orientali, Vito Volterra, professore di matematica e fisica, Gaetano De Sanctis, professore di storia antica. Tutti perdono il lavoro. Qualche altro docente preferisce chiedere il pensionamento anticipato piuttosto che sottomettersi all'obbligo del giuramento, come Antonio de Viti De Marco, professore di scienza delle finanze. Gli altri si piegano e il regime li ricompensa edificando una prestigiosa città universitaria: la nuova sede, progettata da Marcello Piacentini, viene inaugurata nel 1935 con cerimonie grandiose alla presenza della famiglia reale. Ma il clima in Italia diventa sempre più difficile per gli studiosi e inizia la migrazione dei cervelli. Enrico Fermi rimane a Roma fino al 1938. Quando riceve il premio Nobel, il fascismo ha appena promulgato le leggi razziali; Fermi, la cui moglie è di religione ebraica, dopo aver ritirato il premio a Stoccolma, emigra a New York. Lo segue un suo allievo, Emilio Segrè, che era salito in cattedra alla Sapienza dieci anni prima. L’anno dopo lascia Roma per gli Stati Uniti anche un giovane laureato in giurisprudenza della nostra università, Franco Modigliani, che riceverà nel 1985 il Nobel per l’economia.
Dopo la seconda guerra mondiale inizia una nuova ricostruzione: i docenti che avevano perso il posto per motivi politici o razziali vengono reintegrati nell’insegnamento e si ripristina l’elezione diretta del rettore e delle altre cariche accademiche.
Con gli anni Sessanta inizia una nuova fase. L’Italia vive il boom economico e si comincia a respirare un’aria nuova, il primo governo di centrosinistra apre una stagione di riforme, la Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II realizza una svolta più attenta al contributo della scienza al progresso dell’umanità, il partito comunista italiano dopo i fatti di Ungheria rompe con l’Unione Sovietica e accentua una sua elaborazione politica autonoma. Gli studenti aumentano in modo significativo, l’università invece rimane ancorata alle logiche tradizionali, il fermento studentesco si traduce in scontri violenti tra studenti di destra e di sinistra. Il 27 aprile del 1966 lo studente Paolo Rossi muore sulle scalinate di Lettere e filosofia durante una incursione di studenti di destra. Gli studenti e i professori per protesta occupano in modo non violento diverse facoltà. Per la prima volta nella storia il rettore Ugo Papi si trova costretto a dimettersi.
Poi il sessantotto, la contestazione, le occupazioni, Valle Giulia, il movimento studentesco e insieme le proteste e le attese di studenti e operai per un mondo più giusto. Nel 1969 sotto la spinta della protesta studentesca il Governo liberalizza l’accesso alle università.
Si apre una fase di grandi speranze e di grande partecipazione. In questi anni le scienze sociali, che in Italia erano state compresse dall’impostazione gentiliana, trovano finalmente uno sbocco accademico: nascono negli anni ’70  i corsi di laurea in psicologia e sociologia che diventeranno facoltà nel 1991.
Gli avvenimenti successivi fanno parte della storia recente: la burrascosa stagione del 1977, la rottura tra il movimento degli studenti e il sindacato, a cui segue una fase di disincanto e di scarsa partecipazione degli studenti che si riscuotono solo negli anni novanta con il movimento della Pantera. L’Italia vive i cosiddetti anni di piombo; l'università è colpita con gli assassini di due illustri docenti: Vittorio Bachelet nel 1980 e Ezio Tarantelli nel 1985.
La preoccupazione per la dimensione eccessiva della Sapienza porta a promuovere lo sviluppo di altre due importanti università statali: l’Università di Tor Vergata e Roma Tre che negli anni si affermano raggiungendo anch’esse dimensioni considerevoli.
È un rettore ingegnere a riportare la Sapienza a un ruolo centrale nello sviluppo delle politiche universitarie italiane: Antonio Ruberti. È a lui che si deve il recupero del nome Sapienza. Il suo impegno lo porta negli anni successivi a diventare il primo ministro dell’Università e della ricerca scientifica nel nostro Paese.
Dopo una lieve flessione nelle iscrizioni la Sapienza ha ripreso a crescere e rimane il più grande ateneo d’Europa, con circa 112.000 studenti e 8.000 dipendenti tra professori, impiegati e tecnici. Le riforme che hanno riguardato il sistema universitario alla fine degli anni Novanta hanno portato a una forte espansione dell’offerta formativa e delle strutture della Sapienza. A partire dal 2009 è iniziato un processo di riordino che ha portato all’adozione nel 2010 del nuovo Statuto, ispirato a criteri di razionalizzazione e a principi meritocratici. Le facoltà, oggi 11, hanno assunto un ruolo di coordinamento e di supervisione, mentre i dipartimenti, ridotti a 63, si occupano di didattica e ricerca.
Il futuro della Sapienza comincia oggi dal suo passato e dal contributo di tutte le componenti della comunità universitaria.

venerdì 19 aprile 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 19 aprile.
Il 19 aprile 1927 l'attrice Mae West venne condannata a 10 giorni di prigione e a una multa di 500 dollari, per l'accusa di "oscenità e corruzione della morale della gioventù" nell'aver diretto e interpretato la commedia "Sex". La commedia fu la prima scritta dalla promettente starlet di 34 anni, che presto divenne una tra le persone più pagate in America, in gran parte per merito della notorietà ricevuta per le  proteste su "Sex" e per le sue tre successive commedie: Drag (poi rinominata "L'uomo del piacere" per Broadway), una commedia sull'omosessualità; Diamond Lil, che introdusse il suo personaggio più caratteristico, poi ripreso in tutta la carriera successiva; e The Constant Sinner, commedia che fu fatta chiudere dal procuratore distrettuale dopo due sole serate. L'uomo del piacere fu recitata per una sola serata, prima che anch'essa venisse chiusa e l'intero cast arrestato per oscenità; tuttavia grazie a un giudice clemente furono tutti rilasciati.
In Sex, Mae West interpretava una prostituta di nome Margie La Monte intenta a migliorare la propria vita con la ricerca di un riccone da sposare. Prima che lo show venisse bloccato nel febbraio del 27, più di 325000 persone fecero la coda per assistervi dal suo debutto nel 26 (37 rappresentazioni).
Mae West cenò varie volte col direttore del carcere di Welfare Island e sua moglie, durante la permanenza nel penitenziario. Venne rilasciata per buona condotta, una cosa che non mancò di riferire ai giornalisti in seguito: "la prima volta che nella mia vita ebbi qualcosa grazie a una buona condotta"...
Nonostante le pessime critiche le sue commedie continuarono a vendere bene, in parte grazie alla controversia riguardante i soggetti. Presto Mae si guadagnò l'attenzione dei produttori di Hollywood. A 38 anni la maggior parte delle attrici di allora cominciavano la parabola discendente; la West invece a quell'età iniziò la sua carriera cinematografica quando la Paramount Pictures le offrì un contratto di 5000 dollari a settimana (circa 80000 di oggi). Le permise inoltre di riscrivere le proprie battute nei film, come nel primo, "Night after night", in cui chiarì il tono del suo personaggio fin dalla prima battuta, in cui una ragazza le dice "Mio Dio, che splendidi diamanti" alla quale West risponde "Dio non ha nulla a che fare con loro, mia cara". Nell'arco di tre anni divenne la seconda persona più pagata in America, alle spalle del solo William Randolph Hearst.
Mae West morì nel 1980 ad 87 anni, dopo aver subito due infarti. Recitava ancora pochi anni prima di morire, nella sua ultima grande produzione, il musical Sextette del 1978.

giovedì 18 aprile 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 18 aprile.
Il 18 aprile 1775 Paul Revere compie la sua storica cavalcata notturna.
A partire dal 1775 le tensioni tra le colonie americane e il governo di Londra erano ormai al punto di rottura, soprattutto in Massachusetts, dove i leader del movimento rivoluzionario avevano formato un governo ombra e addestravano milizie in vista dello scontro con le truppe britanniche che presidiavano Boston, e che vedevano ormai inevitabile. Nell’Aprile di quell’anno il generale Thomas Gage, che agiva come governatore del Massachusetts, ricevette istruzioni da Londra di sequestrare tutte le armi da fuoco e la polvere da sparo che si sapeva i rivoltosi tenevano nelle campagne circostanti Boston.
Il 18 Aprile egli ordinò al tenente colonnello Francis Smith e al maggiore John Pitcairn di porsi al comando di 650-900 soldati e marciare contro Concord e Lexington, dove si credeva numerosi depositi di armi fossero nascosti. Consapevole che i movimenti delle sue truppe erano tenuti sotto sorveglianza, Gage tentò di mantenere segrete le sue intenzioni non dicendo nulla del piano ai suoi ufficiali fino all’ultimo momento. Ma qualcosa filtrò poiché a partire dal 16 gli americani compresero che Gage stava preparandosi a qualcosa di importante e avvisarono il dottor Joseph Warren, il leader provvisorio del Congresso Provinciale del Massachusetts. Costui ottenne presto conferma che i soldati si sarebbero mossi per arrestare Samuel Adams e John Hancock, i leader del Congresso ricercati dalle autorità di Boston ed operanti in clandestinità in una località alla periferia della città portuale. Proprio il 16 Warren inviò a Concord Paul Revere, l’orafo che aveva realizzato la famosa incisione del Massacro di Boston del 1770 ed attivo da anni per la causa rivoluzionaria, a spargere la voce di stare all’allerta più del solito poiché gli Inglesi stavano per passare all’azione.
Fu nel pomeriggio di Martedì 18 Aprile che il tredicenne Sam Ballard udì un discorso fra due ufficiali inglesi su un imminente raid a Lexington e Concord che convalidava l’intenzione di arrestare Adams e Hancock, mentre altre voci confermarono a Revere che le truppe britanniche stavano approntando le imbarcazioni per attraversare il fiume Charles. Alle 10 di quella notte Warren decise di inviare Revere e William Dawes, un calzolaio, a Lexington dove Adams e Hancock alloggiavano, affidando a Revere un messaggio scritto di suo pugno per i cospiratori. Allo stesso tempo i due dovevano avvisare la popolazione e i ribelli di prendere le armi e contrastare gli inglesi laddove possibile. Revere stava per lanciarsi in una corsa a cavallo di 20 miglia che avrebbe innescato gli eventi che portarono al primo scontro aperto fra coloni e truppe inglesi sul suolo americano e sarebbe stata immortalata nella poesia di Longfellow nel 1860.
I due presero percorsi separati in caso uno di loro venisse arrestato. Dawes andò via terra attraverso la penisola di Boston, mentre Revere inizialmente attraversò in barca il fiume presso Charlestown, dove per poco non venne catturato, prima di proseguire a cavallo. Nel frattempo i patrioti di Charlestown aspettavano un segnale da Boston che li informasse del movimento del nemico. Quando due lanterne apparvero appese al campanile della Old North Church, il punto più alto della città, segno che gli inglesi avevano attraversato il fiume a Cambridge, i coloni armati iniziarono a partire nella notte alla volta di Lexington e Concord. Lungo la strada, Revere e Dawes destarono centinaia di coloni, ma nessuno di loro urlò a squarciagola nella notte “Arrivano gli Inglesi!”, come è stato loro più volte attribuito. Il successo della loro missione dipendeva dalla segretezza e le campagne pullulavano di pattuglie inglesi. Inoltre molti coloni si consideravano leali sudditi della corona e avrebbero potuto a loro volta dare l’allarme o tentare di bloccarli. Si trattò piuttosto di un messaggio che venne comunicato nelle case abitate da simpatizzanti alla causa rivoluzionaria, a cui fu semplicemente detto “Arrivano i soldati!”, invitandoli a spargere la voce e ad armarsi. In questo modo in breve tempo vi furono diversi corrieri che andarono di villaggio in villaggio e nelle fattorie circostanti.
Revere arrivò per primo a Lexington poco dopo la mezzanotte di Mercoledì 19 e trovò Adams e Hancock nell’abitazione di Jonas Clack dove consegnò loro il messaggio di Warren. Hancock e Adams fuggirono in direzione di Woburn, mentre Revere veniva raggiunto in Lexington dopo mezz’ora da Dawes, con cui ripartì alla volta di Concord. Lungo la strada incontrarono Samuel Prescott, un giovane patriota che stava tornando a casa a cavallo dopo aver fatto visita ad un’amica e che si unì a loro. Di lì a poco i tre cavalieri s’imbatterono in una pattuglia di soldati che sorvegliava la strada per Concord.
Prescott riuscì a fuggire e raggiunse la cittadina dove diede l’allarme. Dawes inizialmente si sottrasse alla cattura ma fu arrestato poco dopo, mentre Revere fu subito fermato ed interrogato sotto la minaccia delle armi. Gli chiesero se fosse a conoscenza dei piani dei ribelli e dove si trovassero i depositi di munizioni. Revere gli rispose semplicemente dicendogli che a Concord vi erano 500 miliziani a altri 1.500 stavano arrivando. I soldati si avviarono quindi col prigioniero verso Concord dicendogli che se avesse tentato la fuga gli avrebbero sparato senza esitazione.
A circa mezzo miglio dall’abitato sentirono un suono di fucileria che andava crescendo. Credendo a ciò che Revere aveva dichiarato e temendo per la loro vita, lo liberarono, dopo avergli preso il cavallo e datogliene uno stanco.
Revere incontrò poi Adams e Hancock sulla via di Woburn, e venne rimandato alla taverna di Buckman a Lexington dove Hancock aveva dimenticato alcuni documenti riguardanti il Congresso. In quel frangente egli poté ancora sentire i colpi che venivano sparati a Concord.
Nel frattempo verso le 5 del mattino del 19 Aprile, 700 soldati Inglesi comandati da Pitcairn arrivarono a Lexington per trovare un contingente di 77 miliziani guidati da John Parker ad aspettarli. Pitcairn ordinò alla milizia di deporre le armi e tornarsene a casa, e tale era ancora l’autorità della corona che diversi coloni stavano per ubbidire, quando improvviso partì uno sparo, quel primo colpo di fucile “udito in tutto il mondo” il cui responsabile rimase sconosciuto. Gli inglesi aprirono allora il fuoco sul gruppo di miliziani che risposero e presto una nuvola di fumo ricopri la zona circostante. Quando il fuoco cessò, e la milizia si ritirò nei boschi, sul terreno erano rimasti 8 morti e una dozzina di feriti, tutti coloni. I soldati ripresero la marcia per Concord dove sarebbero stati messi in rotta. In questo modo ebbe inizio la prima battaglia della Rivoluzione Americana.
Una statua equestre dedicata a Paul Revere fu posta nel 1940 lungo Hanover Street nei pressi della Old North Church da cui partì il segnale che avvisò i coloni. Essa ricorda gli eventi della notte fra il 18 e 19 Aprile 1775 che insieme allo scontro di Lexington segnarono l’inizio della guerra per l’indipendenza.

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